Entretien Jean-Pierre Bourquin 19/2 - Cancro infantile: Una battaglia da vincere con la ricerca - Campagne - Attualità - Kinderkrebsschweiz
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« Il finanziamento degli studi clinici è per noi una grande sfida ».

Intervista con il Prof. Dr. nat. Jean-Pierre Bourquin, primario dell'ospedale pediatrico di Zurigo, sui successi nel trattamento della leucemia grazie alla ricerca clinica e ai nuovi approcci terapeutici.

Porträt Nicolas Waespe

Dottor Bourquin, lei è specializzato nel trattamento della leucemia, il cancro più comune nei bambini. Cos'è esattamente la leucemia?
La leucemia linfoblastica acuta (ALL) è una patologia maligna che colpisce il sistema ematopoietico. È una delle diagnosi più comuni nei bambini. In Svizzera ne vengono diagnosticati circa 70 nuovi casi ogni anno. Le cellule ematiche si moltiplicano e si rinnovano mantenendo normalmente in un armonioso equilibrio e andando incontro ad un complesso processo di maturazione. Nella leucemia linfoblastica acuta (ALL), questo processo è fuori controllo. Oggi, i bambini con questo tipo di leucemia hanno ottime possibilità di sopravvivenza, ma c'è ancora molto da fare. Da un lato, il trattamento delle leucemie resistenti alla chemioterapia comune e al trapianto di cellule staminali è tuttora una grande sfida, dall'altro, le complicanze tardive sono purtroppo ancora troppo spesso un problema, soprattutto nei pazienti che hanno bisogno di un trattamento intensivo.


Negli ultimi decenni, quali progressi sono stati ottenuti nel trattamento della leucemia grazie alla ricerca clinica?
Fino ai primi anni '70, una diagnosi di leucemia era in realtà una condanna a morte. Tuttavia, all'inizio degli anni '60 esistevano già alcune conoscenze provenienti dalla ricerca sul cancro, compresi importanti risultati ottenuti da un modello murino di ALL. All’epoca alcuni pionieri, scontrandosi con la resistenza generale dei pediatri, avevano proposto di trattare la leucemia linfoblastica acuta con una combinazione di più agenti chemioterapici. Questo concetto è rimasto alla base della terapia fino ad oggi. Per comprendere meglio, bisogna però immaginare la situazione a quell’epoca, quando non esistevano ancora buoni antiemetici e solo pochi antibiotici efficaci per combattere le infezioni. Ciononostante, è stato possibile curare più della metà dei pazienti colpiti in un solo ciclo di trattamento. Questo ha determinato la nascita dell'oncologia moderna. Da quel momento in avanti, passo dopo passo è stato costruito lo standard di cura ancor oggi in essere grazie a studi clinici collaborativi internazionali. Attualmente, per potere trattare i pazienti in modo ancora più efficiente e con meno tossicità, abbiamo bisogno di includere nel trattamento una varietà di nuove opzioni terapeutiche.


Perché gli studi internazionali in questo campo sono così importanti?
Due sono gli aspetti particolarmente importanti degli studi internazionali: in primo luogo, noi trattiamo malattie rare, quindi - per sviluppare nuove terapie - abbiamo bisogno di una massa critica sia di pazienti che di competenze, cosa possibile solo nel quadro di una buona rete internazionale. D'altro canto, la Svizzera può essere uno dei paesi leader nella ricerca e nello sviluppo solo con una partecipazione attiva, con nuove idee e con nuovi progetti. Soltanto in questo modo possiamo far parte di questa rete, avere accesso a conoscenze preziose e quindi agire nell’interesse dei nostri pazienti.


L’alto tasso di sopravvivenza alla leucemia mostra in modo evidente quanti piccoli passi nella ricerca clinica sono stati necessari per ottenere questi grandi successi. In quale direzione stiamo andando oggi?
Per migliorare le possibilità di sopravvivenza dei pazienti con leucemie resistenti alla terapia, quest’ultima dev’essere adattata nel modo più mirato possibile alla biologia di quel tipo di leucemia. Oggi esistono nuovi approcci grazie alle cosiddette immunoterapie e a tutta una serie di nuove sostanze che possono intervenire nei meccanismi della malattia. Come negli anni '60, dobbiamo imparare a trovare le combinazioni efficaci e la corretta applicazione clinica. D'altra parte, in quest’epoca pionieristica sappiamo che la metà dei nostri pazienti ALL potrebbe farcela anche con meno terapia. I gruppi di lavoro internazionali stanno testando dei metodi per identificare in modo sicuro questi pazienti ed effettuare una de-escalation della terapia.


Cosa si intende esattamente per medicina personalizzata: quali sono le opportunità per i giovani pazienti?
La medicina personalizzata utilizza metodi che consentono di effettuare una diagnosi e un trattamento della malattia su base individuale, obiettivo che abbiamo sempre cercato di raggiungere in medicina. Oggi, auspichiamo un’accelerazione di questi progressi, poiché le conoscenze sulla biologia delle patologie sono migliorate notevolmente. Si tratta per esempio, da un lato, di individuare marcatori specifici per classificare meglio una malattia e rilevare con precisione la malattia residua durante la terapia, dall’altro di sviluppare metodi per testare l'effetto anti-leucemico di nuove sostanze direttamente sulle cellule dei pazienti e quindi capire meglio la malattia dal punto di vista funzionale. Stiamo lavorando assiduamente su questi metodi e testando la loro utilità nella pratica clinica.


Chi finanzia questi approcci innovativi nella ricerca e lei cosa auspica per in futuro?
La ricerca clinica nel campo delle malattie rare dell'infanzia non può essere costruita sul profitto. Né il sistema sanitario né l'industria farmaceutica sono in grado di sostenere da sole l’impegno necessario. Si tratta pertanto principalmente un impegno di ricerca che deve essere svolto delle università e può essere finanziato solo attraverso contributi di terzi e donazioni. Il finanziamento degli studi clinici è una sfida enorme per noi. Senza donazioni generose, non possiamo permetterci di mantenere il personale necessario per organizzare e realizzare gli studi. Il nostro è un sistema sanitario ben organizzato sul versante delle terapie consolidate, e di questo sono estremamente grato, ma abbiamo un grande e immediato bisogno di donazioni per investire nel futuro. Inoltre, tutti stiamo soffrendo della crescente iper-regolamentazione della ricerca clinica. Questa situazione non è più accettabile poiché siamo sull’orlo di una paralisi. Abbiamo bisogno di soluzioni stabili per poter avere risorse umane sufficienti dedite alla ricerca, come ad esempio, medici, data manager e personale di laboratorio. Questo è l'unico modo per riuscire a portare avanti con successo la ricerca clinica. Mi piacerebbe vedere più entusiasmo da parte della comunità verso la ricerca e il futuro. Auspico che la politica riesca ad individuare il canale giusto per affrontare pragmaticamente il problema dell'iper-regolamentazione delle nostre attività.

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